Politica

Amministrative di Campobasso: stop alla danza

Palazzo San Giorgio, sede del Municipio di Campobasso
Palazzo San Giorgio, sede del Municipio di Campobasso

ALESSANDRO CAJANI

Come da copione, del resto non poteva essere diverso, è in dirittura d’arrivo la corsa alle elezioni amministrative.  Competizione che vede quotidianamente una ressa, sia mediatica che comiziale.

Una corsa che, tuttavia, ha visto e vede, perché terminerà domenica 25,  le idee non ancora molto chiare, specialmente quelle proposte dalla sinistra. Idee su cui impera il dubbio amletico se riconfermare la squadra uscente, oppure giocare la carta del nuovo che, purtroppo per loro, non è positiva visti i risultati ottenuti in altre legislature colorate di rosso porpora e non rosé, causa la vicinanza agli ambienti clericali.

Dicevamo la corsa che sta stancamente arrivando al traguardo, vede specialmente nella sede del partito che governa l’ordine d’interrompere la “danza” che, se potessimo, la paragoneremmo a quella che Amilcare Ponchielli titolò ‘delle ore’.

Una danza lenta con un non crescendo che, dal sommesso si verticalizza, per concludersi con un passo che coinvolge l’intera scena e di conseguenza i protagonisti, non propriamente in linea con i passi che dovrebbero condurli a conquistare la tanto agognata fascia tricolore da primo cittadino.

Una danza che, se le notizie che giungono da Radio Fante, fossero veritiere, vedrà elefanti, coccodrilli e ippopotami – leggasi versione cinematografica del film Fantasia di Disney – volteggiare come ‘etoile’ non della Scala ma del sottoscala, unico palcoscenico su cui possono esibirsi.

Una danza che coinvolge in toto la complessa macchina elettorale e, di conseguenza, l’intero parterre politico in una ressa pur di essere coprotagonisti accanto al primo ballerino che potrebbe essere  il ‘number one’ a Palazzo San Giorgio, anche se l’ombra del ballottaggio impera sempre di più.

Un’ombra favorita da strani giochi di palazzo che vedono uno spostamento di voti verso altre compagini particolarmente ‘arrabbiate’ da parte di alcuni ‘pirati nobili’, che agiscono con modi maramaldeschi perché non “sopportano” il candidato che, potrebbe essere pericoloso, perché persona onesta, seria e soprattutto fino ad ora non membro del circolo Piquick nostrano. Outsider che ora più che mai, se non fermato, ecco il perché del travaso di voti, sicuramente  scompiglierà una volta eletto, se dovesse raggiungere il traguardo,  le carte distribuite ad arte con l’abilità che solo un croupier di provata esperienza è capace di distribuire. Insomma, un qualcosa di talmente farraginoso degno di un thriller stile Agata Christie cui Hercule Poirrot non saprebbe svelarne né la trama né tanto meno l’assassino anche se nella fattispecie i cospiratori sono molti.

Una trama che, nonostante tutto attrae, affascina, ammalia, strega. Un qualcosa che in questo momento fa gioco a chi crede “di essere re”  perché l’affermazione del senatore a vita Andreotti, capo delle cosiddette ‘teste d’uovo’, attribuzione data dallo stesso nel corso di un intervista a Roberto Gervaso, “il potere logora chi non c’è l’ha” è l’unica cosa certa a Campobasso, anche se  la certezza è labile perché sono fragili e inastabili i presupposti che ne dettano le regole. Le quali, mai come questa volta dovrebbero essere imposte, costi quel che costi, perché senza regole non si può governare; ma questo è un altro discorso su cui forse un giorno torneremo a scrivere sempre che ci sarà permesso, visto gli editti emanati nei confronti di alcuna stampa, ma soprattutto se ne avremo voglia e tempo.

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