Politica

Expo, la polemica sul menù della cena corre in rete. Dopo Valente in tantissimi si scoprono difensori della gastronomia locale. Le chiacchiere che offuscano le luci di una manifestazione in cui il volto del Molise è stato finalmente rappresentato da una donna

La statuetta di Carmelina della famiglia Colantuono
La statuetta di Carmelina della famiglia Colantuono

FABIANA ABBAZIA

Finisce sotto accusa il menù della cena di gala a Palazzo Italia, luogo in cui lo scorso venerdì 17 luglio in occasione dell’inaugurazione degli eventi promossi per la settimana della Regione Molise ha banchettato una delegazione di corregionali. Toni duri quelli utilizzati dall’architetto Franco Valente in un post sulla sua pagina Facebook, dove ieri ha diffuso una foto delle pietanze servite ai commensali riuniti per l’occasione, tra i quali figuravano anche una ventina di giornalisti locali. A essere messa sotto accusa la poca ‘molisanità’ presente in tavola.

Questo il commento di Valente che in poche ore ha scatenato gli animi dei cybernauti, che a un tratto si sono scoperti paladini e difensori della cucina locale. “Cara Annamaria Lombardi, caro Antonio D’Ambrosio, – scrive l’architetto – non perdete tempo a scivere libri sulla cucina molisana. Grazie alla cena molisana all’Expo di Milano ho scoperto che la Tartalletta è il dolce tipico di Ficarazzi in Sicilia. Qualcuno – prosegue – mi ha scritto che dico cretinate. Allora faccio parlare il menù della serata molisana all’Expo: budino di parmigiano reggiano, ravioli al pecorino romano pesce spada alla messinesa, tartalletta con kiwi. Per una stronzata del genere sarebbe saltata la giunta regionale della Lombardia o di qualsiasi regione d’Italia. Frattura dovrebbe licenziare immediatamente chi ha organizzato questa ignobile farsa”.

Non ha usato, dunque, mezzi termini l’architetto che a quella cena ha presenziato in occasione della presentazione del suo volume avvenuta il giorno seguente. Un colpo, quello sferrato dall’intellettuale, sicuramente di cattivo gusto il quale ha però trovato molti sostenitori che al pensiero espresso dall’architetto hanno fatto seguire numerosi commenti di stima. Ci permettiamo di definire l’attacco di cattivo gusto perché Valente, uomo di ideali e sostenitore di battaglie a difesa del Molise, non apprezzando la scelta fatta, forse avrebbe fatto bene ad alzarsi dal tavolo e disertare la cena e il caldo del locale, che ha invece abbandonato tra gli ultimi.

Scaldare gli animi dei navigatori del web pronti a dire la propria su chicchessia, inducendo addirittura al licenziamento i responsabili di un’ignobile farsa, ci sembra poi quanto mai eccessivo. Soprattutto alla luce del fatto che ci si trovava in uno spazio gestito dal marchio Peck, scelto per rappresentare “la maestria italiana in tema di ristorazione e catering”. Insomma, un posto in cui a prevalere è il Made in Italy e non esclusivamente il Made in Molise, che pure è stato abbondantemente rappresentato con una selezione di nove vini locali serviti ai commensali, tra cui figuravano tra l’altro pochissimi non molisani.

La polemica che in queste ore impazza su Facebook e che il post di Valente ha acceso come una miccia, ci sembra solo rischi di offuscare cose ben più importanti di una manifestazione mondiale di tale portata.

La vera farsa a nostro parere è sembrata l’impossibilità, dettata da chi ha condotto le regole di un gioco così grande e non dal Molise, di poter far degustare ai visitatori nello stand preposto prodotti tipici della ventesima regione.
Le eccellenze delle tavole molisane, così come quelle delle numerose altre regioni presenti a Expo, sono dovute essere semplicemente evocate.

Negare ai visitatori di vivere un’esperienza concreta del Made in Molise è stata la vera penalizzazione di una manifestazione esosa per coloro che hanno aderito. Assaporare le prelibatezze nostrane avrebbe forse reso maggiorente l’idea ai visitatori di cosa è in grado di offrire il Molise. Perciò, architetto Valente, che i molisani presenti alla cena dello scorso venerdì non abbiano visto approdare in tavola la ‘molisanità’ non ci sembra il vero problema sul quale puntare il dito con cotanta ferocia.

Dal canto nostro, di questa esperienza ci portiamo dietro la voglia di un piccolo e vessato territorio che cerca di farsi spazio nel mondo, ma soprattutto ci portiamo dietro la cosa più bella del Molise a Palazzo Italia, dove a rappresentare la ventesima regione è stata Carmelina Colantuono. In un territorio del Sud, dove tiene bene la presenza di donne nell’imprenditoria e dove il gentil sesso pur interprete della parte più bella e tenace dell’economia regionale riesce ad essere totalmente dimenticata dalla politica locale e dalla Giunta regionale, le donne molisane a Expo 2015 hanno trovato un piccolo riscatto e una grande soddisfazione.  Ma anche e soprattutto una speranza, affinché la politica nostrana in futuro possa colorarsi sempre più di rosa.

Cari molisani, cari difensori delle prelibatezze regionali, questa volta vogliamo essere slow anche noi, nel senso che guardiamo il bicchiere mezzo pieno per lasciare indietro le polemiche e prendere il bello di ciò che il Molise ha saputo offrire in questa occasione.

 

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