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Protezione Civile, cento ex dipendenti sul piede di guerra. “Abbiamo vinto un concorso e siamo rimasti a casa. Chiediamo la tutela di un interesse legittimo. Frattura e Ciocca non ci rispondono”

Una parte degli ex dipendenti della Protezione Civile che hanno fatto sentire la propria voce
Una parte degli ex dipendenti della Protezione Civile che hanno fatto sentire la propria voce

GIUSEPPE FORMATO

Cento dipendenti della Protezione Civile sul piede di guerra: questa mattina, mercoledì 25 giugno, i vincitori del concorso dell’Agenzia Regionale, mandati a casa dallo scorso 1° febbraio, dopo appena un anno di lavoro, hanno fatto sentire la propria voce, a pochi giorni dalla ‘Marcia per il lavoro’, che si terrà sabato a Campobasso.

“A chi vogliono farla credere – hanno asserito i cento ex dipendenti della Protezione Civile, senza lavoro ormai da cinque mesi – con questa pseudo marcia del lavoro. Siamo rimasti soli. Dove sono i sindacati regionali? Come si può vedere, siamo soli questa mattina a far sentire la nostra voce. Ci siamo riuniti per far sentire la nostra voce, per far ricordare all’opinione pubblica e a qualcuno che frequenta i piani alti della struttura regionale che ci siamo anche noi. Abbiamo vinto un concorso in 210, la metà stanno proseguendo il proprio lavoro, l’altra metà, rappresentata da noi questa mattina, è a casa ormai da cinque mesi. A parte che il criterio di scelta è, a nostro avviso, sbagliato, perché i primi cento in graduatoria hanno potuto usufruire dei punteggi relativi al sisma, assegnati con criteri che lasciano a desiderare, ma noi siamo qui per difendere un interesse legittimo, che ci è stato leso. Siamo tutti vincitori di un concorso che garantiva un contratto di un anno rinnovabile per altri due. Abbiamo vinto un concorso in base alla nostra preparazione su varie materie, che permetterebbero alla Regione Molise di reimpiegarci altrove. D’altronde, chiediamo lo stesso criterio utilizzato per i dipendenti delle Comunità Montane, riutilizzati ad esempio all’Assessorato al Lavoro. Noi abbiamo scritto, lo scorso mese di marzo, una lettera al Governatore Frattura, dimostrando che i fondi per il nostro reimpiego ci sono, così come abbiamo sottolineato che solo mantenendo i livelli occupazionali si riuscirà a completare la ricostruzione post-sisma entro il 2018, così come prescrive una delibera del Cipe. Abbiamo sottolineato come, anziché reimpiegare 100 persone full-time, si sarebbe potuto assumere le 210 unità lavorative part-time. Il nostro dramma è a più ampio raggio, perché senza di noi i lavori si sono rallentati e nelle zone del cratere ci sono tantissime persone ancora senza casa, dodici anni dopo il terremoto. Noi chiediamo a Paolo di Laura Frattura, che non ci ha dato mai risposte, e al consigliere delegato Salvatore Ciocca, eletto con i Comunisti Italiani, i quali una volta tutelavano i lavoratori, che non si esprime sulla questione, di far valere un nostro interesse legittimo. Abbiamo vinto un concorso e la Regione Molise ci deve tutelare. Abbiamo chiesto un incontro a Frattura e non c’è mai stata data una risposta. Abbiamo una dignità, che i vertici della Regione Molise da cinque mesi ci stanno calpestando. Si parla di tante vertenze, ma la nostra che pur riguarda cento persone è dimenticata da tutti. Oggi abbiamo voluto far risalire l’attenzione sulla questione. Chiediamo lavoro e, soprattutto, rispetto da parte di Frattura, Ciocca e di coloro che sono tenuti a rispettare i lavoratori, i sindacati regionale, che ignorano i nostri diritti. Il 5 luglio, in Molise, arriva Papa Francesco, che proprio ieri ha affermato che ‘senza il lavoro non si ha dignità’. I nostri politici si stanno riempendo la bocca di belle parole per l’arrivo del Santo Padre, ma restano tali, perché in questa regione si è soliti parlare bene, senza concretizzare quello che si dice”.

 

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