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Angelo Persichilli, ex portavoce del premier canadese Harper, torna nel ‘suo’ Molise e si rivolge ai giovani: “Non scappate, questa terra ha tante risorse. Lottate contro chi vi vuole rassegnati”

Il giornalista italo-canadese Angelo Persichilli con i colleghi Giuseppe Formato e Fabiana Abbazia
Il giornalista italo-canadese Angelo Persichilli con i colleghi Giuseppe Formato e Fabiana Abbazia

GIUSEPPE FORMATO

Angelo Persichilli è un giornalista originario di Castellino del Biferno, che ha fatto le proprie fortune a Toronto. In Molise, negli anni ’70, ha lavorato al quotidiano ‘Il Tempo’, prima del suo trasferimento a Toronto, dove è stato giornalista per Il Corriere Canadese, Omni Tv, editorialista per il Toronto Sun, The Hill Times e il Toronto Star. Nel 2012, diventa direttore delle comunicazioni del Primo Ministro Stephen Harper.

Una carriera brillante per il cronista di origini molisane, che ha trascorso qualche giorno in Italia e nella ‘sua’ Castellino del Biferno, per ritirare il premio ‘Telemolise nel Cuore’, consegnatoli dal direttore della testata giornalista sportiva Antonio Di Lallo.

“Ho ricevuto qualche premio nella mia carriera – ha affermato Persichillima quando a consegnartelo sono i tuoi concittadini, il premio assume un valore maggiore. Mi ha fatto enormemente piacere, perché questa visita nel ‘mio’ Molise è stata programmata solo per la consegna dell’onorificenza”.

“Il Molise – ha sottolineato il giornalista italo-canadesece l’ho sempre nel cuore, ma non è nostalgia. È una necessità di tornare a casa, quasi biologica. D’altronde, ho i miei genitori al cimitero di Castellino del Biferno. A Toronto sto bene, ma quando arrivo a Fiumicino è come se non fossi mai andato via”.

“Da questa parte, dal Molise, bisogna stimolare – lo sprone del cronista – l’italiano residente all’estero di tornare, perché interessato. Occorre fare qualcosa che stimoli i nostri figli a visitare la terra dei propri genitori”.

“Quando vedo voi giovani – prosegue Angelo Persichilli, riferendosi alla sua visita alla redazione di CBliverivedo ciò che ero e facevo io quaranta anni fa. Anzi, vi esorto a non andare via dal Molise. È sbagliato scappare via alla prima difficoltà, ma occorre lottare perché c’è tanto da fare su questo territorio. E con la tecnologia, sulla quale voi di CBlive avete puntato, avete il potere per cambiare lo status quo”.

“Il Molise ha tante risorse – afferma con orgoglio – C’è molto da lavorare e spero che i giovani molisani possano lottare per la propria terra e contro chi favorisce la rassegnazione delle giovani generazioni”.

“Nella mia vita mi sono trovato di fronte a tante scelte – le parole del giornalista – perché il giornalismo non è una professione, ma una malattia. Ho scelto tutelando la famiglia, perché il nostro lavoro difficilmente si concilia con una tranquilla vita familiare, portandoti spesso in giro. Oltreoceano vedevo che i miei colleghi quasi tutti separati, così agli inizi degli anni ’80, quando la CNN stava per aprire e sarebbe potuta nascere una minima possibilità di lavorare nella prestigiosa emittente ad Atlanta, preferii restare a Toronto. Continuai a lavorare per il giornale italiano, prima della nascita della stazione multilingue, per la quale diedi vita a quattro notiziari quotidiani in lingua italiana, spagnola, portoghese e cinese”.

“Lasciai il settore italiano, perché più di tanto non poteva darmi – ha ricordato Persichillie, così, iniziai a fare l’editorialista per testate, quali ‘Toronto Sun’ e ‘Toronto Star’. Nel 2012 mi è capitata, infine, l’irrinunciabile occasione di lavorare per il premier canadere. Una grande esperienza, che mi ha insegnato e fatto capire tanto, come la circostanza che è tutto artificiale, tutto organizzato prima. Capitò di dover informare di un accordo tra il premier canadese e il Presidente statunitense. C’era curiosità attorno a questa intesa da trovare e firmare alla Casa Bianca. Quell’accordo, in realtà, era stato trovato settimane prima”.

Qual è la differenza tra il giornalismo italiano e quello canadese? “Il giornalista, in Italia, è il braccio del politico. Nel Belpaese c’è libertà di stampa, ma la testata per cui si lavora è sempre schierata per qualcuno. Circostanza che ricade sul giornalista. Nel mondo anglosassone, il riferimento del giornalista non è politico, ma economico. All’epoca della caduta della Prima Repubblica, i giornalisti italiani persero i propri riferimenti. Fu l’occasione per ritrovare l’indipendenza, invece, i giornalisti preferirono semplicemente trovare i nuovi referenti, perché la forma mentis è quella di avere sempre le spalle coperte dal potente di turno. Oggigiorno, però, questo rapporto si è affievolito, perché il politico non riesce più bene a controllare la stampa, perché il mondo dei social è troppo variegato. Pensiamo a Trump: aveva contro tutte le più grandi testate americane, ma ha vinto grazie alla base che si è espressa anche e, soprattutto, tramite il web. Sicuramente, anche Facebook, col tempo, dovrà trovare nuove regole, ma il giornalismo di qualità tornerà a trionfare, ma non sarà più quello della carta stampata e nemmeno, parzialmente, delle televisioni. Sarà il giornalismo telematico a prendere il sopravvento, che trionferà quando troverà il modo per monetizzare la grande quantità di notizie in grado di produrre”.

La differenza tra la politica canadese e quella italiana? “In Canada la struttura è snella. A comandare è il Primo Ministro e qualche ministro. In Italia, invece, dal Presidente del Consiglio all’ultimo consigliere comunale, ognuno ha la propria fetta di potere. Ciò significa una maggiore possibilità di corruzione. Non è che l’italiano è più disonesto. È il sistema che consente maggiori possibilità di delinquere”.

Redazione

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