Cultura

Cronache marziane / In una domenica da mare gli italiani lasciano a casa la responsabilità. Un quorum mancato senza cuore

TRIVELLECRISTINA SALVATORE

Il referendum sulle trivelle non ha raggiunto il quorum:  solo il 32% degli aventi diritto al voto ha avuto la forza di rinunciare a una gita fuori porta per recarsi alle urne. Nonostante tutto sappiamo che, con quasi un 80% contro il 20%, i SI hanno sopraffatto i NO.

A Campobasso la percentuale dei votanti è stata del 38% mentre a Termoli del 42,45%. Magra consolazione per chi aveva a cuore le sorti della costa molisana, del turismo e dell’amato mare; lo stesso mare il cui richiamo ha attirato tantissimi cittadini anche nella giornata di ieri, domenica 17 Aprile. Ovviamente decidere di indire un referendum nel mese che apre le porte alla primavera, ai fiori, al sole e al risveglio dei sei sensi (sei con il senso del dovere)… è stata la mossa più brillante dopo quella di invitare il comandante Schettino a “La Sapienza”, a Roma, per parlare di ‘gestione del controllo del panico’. Neanche Checco Zalone ha mai avuto intuizioni così geniali nei suoi film.

A maggior ragione, in una città come Campobasso (grazie al cui noto clima mite, guanti e calzettoni di lana non vengono tolti neanche sotto la doccia), è scontato che uno, con queste temperature abbastanza insolite, decida di combattere caldo e stress a suon di tuffi in acqua e riposini sulla battigia.  Anche andare a fare shopping nei centri commerciali dotati di aria condizionata non è un’idea niente male, eh! Ognuno affronta i preoccupanti cambiamenti climatici come meglio crede, senza farsi troppi problemi sul come e sul perché ci ritroviamo ad aprile con le angurie nell’orto e i fenicotteri sul balcone. Inquinamento, trivellazioni, esperimenti in mare, smog…insomma, tutta roba che non fa altro che aumentare lo stress del cittadino già abbastanza provato da una settimana di lavoro intensa. Sembra davvero troppo chiedergli di rinunciare a dieci minuti del suo tempo per esercitare un diritto conquistato con forza, dolore e sacrificio da uomini nati molto prima di lui, quando ancora  esistevano le mezze stagioni, per intenderci.

Poi c’è la famiglia a cui pensare. Una domenica tutti insieme dedicata a giocare con i figli è importante. Questi pargoli di 5 anni devono imparare come si gioca da soli a ‘Candy Crush’ con l’ I-Phone così da lasciarci vedere la partita di calcio in santa pace! Ogni cosa ha la sua priorità. Che esempio si può dare alle future generazioni  se ci facciamo vedere pronti ad accorrere alla chiamata alle urne da parte di non si sa chi? A casa comandiamo noi, sia chiaro! E poi abbiamo anche la scusa che sono stati proprio i politici, gli stessi che abbiamo votato (o non votato), a chiederci di non scomodarci dal divano. Insomma, un gesto davvero altruista che supera di gran lunga il fastidio che ci provocano  puntualmente gli stessi quando vengono a citofonarci a casa per chiedere il voto sotto elezioni e ci dobbiamo alzare da tavola.

Effettivamente non possiamo lamentarci: che sia in Molise o in Basilicata o in qualsiasi altra regione, bisogna ammettere che questa classe politica sta facendo di tutto per tutelare i posti di lavoro (non parlo dei loro ma dei nostri, ovviamente). Non andare a votare è stata una tattica supersonica per tutelare 11mila lavoratori a rischio. Bastava però informarsi un pochino di più per scoprire che, invece, la stessa associazione dei petrolieri in Confindustria stima ‘appena’ 5mila occupati nel settore. Questo perché tante piattaforme in mare sono in disuso oppure totalmente automatizzate. La vittoria del SI avrebbe solo garantito l’attività dei permessi in corso fino alla loro scadenza, cioè dai cinque ai quindici anni. Un tempo abbastanza onesto – se gestito bene da un governo come il nostro – per riuscire a ricollocare tutti i lavoratori.

Sotto quest’ottica si può ben intuire come il non recarsi affatto alle urne per aiutare qualcuno che non è in pericolo ha senso come salvare una persona (che non sta attraversando) dalle auto in corsa rimanendo immobili.

Detto questo, favorevoli o contrari, esiste la casellina da barrare per tutti i gusti. Si chiama volontà, libero pensiero, vox populi, impegno, presa di coscienza e responsabilità. Certo, capisco che votare SI per dire “no, non voglio che si continui a trivellare” e votare NO per dire “sì, voglio che si continui a trivellare” possa aver confuso le idee, ma probabilmente questo pensiero contorto è stato architettato appositamente per gli elettori di sesso femminile in pieno ciclo mestruale, valutandone anche la netta superiorità numerica mondiale. E ciò non toglie che, in tutte le cose, l’unico modo di far sapere da che parte stiamo e cosa vogliamo è una: esprimere la propria opinione. Il non votare, in questo specifico caso, per far sottintendere che il proprio voto sarebbe stato un NO, è come andare al ristorante e mangiare le croste della pizza ordinata da un altro per fa capire a pizzaiolo e commensali che a te la pizza non piace proprio. Non ha senso.

Adesso però non pensiamoci più, quel che è stato è stato e consoliamoci pensando a queste vacanze estive, quando vedremo le acque cristalline del nostro amato mare e ci verrà una voglia infinita di tuffarci dentro. Quando i nostri figli raccoglieranno conchiglie sulla spiaggia e, portandole all’orecchio, vorranno sentire la sua voce, la voce del mare; una voce che avrebbe dovuto essere la nostra e che invece ha preferito il silenzio.

Mare, nonostante i tuoi immensi abbracci, noi ti chiediamo umilmente scusa se stavolta l’Italia, per te, è stata senza quorum.

Redazione

CBlive

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