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“La sorella di Schopenhauer era una escort”, nel libro di Simonetta Tassinari gli errori degli studenti raccontano una generazione

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Un momento della presentazione al Liceo Scientifico

CRISTINA SALVATORE

“Un atto d’amore nei confronti della scuola”: con queste parole è stato presentato, e calorosamente accolto nell’auditorium del Liceo Scientifico Romita di Campobasso, l’ultimo libro della professoressa Simonetta Tassinari dal titolo “La sorella di Schopenhauer era una escort” edito da Corbaccio.  Parole di stima quelle pronunciate dalla dirigente scolastica dell’istituito superiore, Anna Gloria Carlini, in sintonia con il pensiero della collega, la professoressa  Adele Fraracci, che con i loro interventi sono riuscite a  riportare alla luce il senso più profondo  di questo lavoro: l’amore per la propria professione, per la scuola e per gli alunni.

Presenti  all’evento,  il  giornalista Enzo Luongo  in veste di moderatore, i  colleghi tutti e gli estimatori dell’opera letteraria fresca di stampa. Tantissimi anche gli alunni del liceo, alcuni dei quali hanno accompagnato l’armonia in sala suonando dal vivo i loro strumenti musicali.

Sfogliando le pagine, vergate con sobria dialettica, riaffiora il rapporto tra i giovani di oggi e quelli di ieri, un legame spesso conflittuale ma anche profondamente simile. Non una generazione contro l’altra, ma una generazione che si raccorda all’altra, legata dallo stesso filo conduttore in tempi cronologici distanti ma sempre contigui.

L’idea del libro, come ha spiegato l’autrice nel corso della presentazione,  è venuta ritrovando in soffitta una vecchia agenda in cui la Tassinari  era solita annotare le “belle castronerie” dei suoi alunni durante le lezioni in aula. Iniziare a segnarle su un taccuino per non dimenticarle, ha quindi permesso all’insegnante del Liceo Romita di collezionare un vero e proprio repertorio di lapsus, errori e arrampicate sugli specchi esilaranti. Dal ritrovamento dell’agenda, il passo verso lo scrivere un racconto così originale è stato immediato e totalmente coinvolgente.

Ma il libro parla anche di quello che accade nelle classi perché, ha chiosato l’autrice “sarebbe stato riduttivo fare due risate e basta. Dietro le facce c’è sempre una storia, una persona, un vissuto, una generazione. Sento dire che i ragazzi di adesso sono aridi, – ha continuato – senza valori. Che vivono con il telefonino incorporato alla mano, ma questo non vuol dire che non abbiano sentimenti, valori, slanci emotivi. Allora assieme agli errori ho pensato di parlare anche di loro, dei protagonisti, delle giornate che passo con loro. Ogni generazione usa i mezzi che ha, se avessimo avuto lo smartphone sicuramente ci saremmo risparmiati pomeriggi interi in biblioteca per le nostre ricerche. Se avessimo avuto questa opportunità tecnologica, l’avremmo sfruttata anche noi. Ogni generazione usa i mezzi che ha. Gli errori da soli sarebbero stati, quindi, poco indicativi mentre, – ha concluso – io ho vissuto la scrittura di questo libro pensando al ritratto di una generazione. Generazione di giovanissimi che ci fanno compagnia, che ci fanno arrabbiare ma che ci fanno compagnia tutti i giorni”.

“Grazie a Simonetta  – le parole della professoressa Fraracci – abbiamo individuato il codice deontologico dello studente. Noi saremo sempre giovani perché ci ricordiamo che da giovani facevamo esattamente  la stessa cosa. Il professore è il nemico e noi dobbiamo fregarlo in tutti i modi. Il titolo può avere mille interpretazioni: una potrebbe essere la leggerezza della sorella del filosofo, posta a confronto con la serietà e la severità, la misoginia di suo fratello. Questa leggerezza viene interpretata in un certo modo.  Codice deontologico a parte, è importate precisare che abbiamo bisogno di pensiero critico, di interiorizzare la nozione e farla diventare memoria perché ci servirà nella vita”

 

Redazione

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