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Punto nascite San Timoteo, la mannaia della chiusura e l’epilogo di un destino annunciato. Proteste bipartisan e cittadini in piazza. Il Molise che non esiste pronto ad alzare la voce

Sindaci del Basso Molise pronti a riconsegnare le fasce e cittadini che invitano alla mobilitazione. È caos in Molise per la chiusura del punto nascita dell’ospedale San Timoteo di Termoli.

Il tempo di smaltire i ricoveri e nessuno, ufficialmente dal prossimo 1° luglio, potrà più partorire nella città adriatica. Il decreto porta la firma dei commissari ad acta alla sanità molisana, Angelo Giustini e Ida Grossi e per il momento si tratta di un atto irrevocabile.

Nel nosocomio della città adriatica mancano i medici. È questa una delle criticità fondamentali, così come le nascite registrate nel 2018 al San Timoteo sono molto al di sotto della media per la quale, per legge, i punti nascita possono restare aperti. La soglia minima è di 500 parti, ma a Termoli, lo scorso anno, sono nati solo 330 bambini.

Il Ministero ha chiesto, così, alla Regione Molise di chiudere il punto nascita. I commissari hanno eseguito.

Solo un intervento dello stesso Governo potrebbe forse cambiare l’esito di una vicenda dal destino tristemente segnato.

I commissari, così come l’Asrem, fanno sapere che la decisione è stata assunta dopo che è stato fatto di tutto per ridimensionare la sistemica carenza di personale sanitario. Procedure concorsuali, di stabilizzazione e mobilità che, tuttavia, non hanno consentito di arginare un’emergenza che non riesce più ad assicurare il  rispetto anche  degli altri  irrinunciabili e prioritari standard operativi e di sicurezza relativi all’assistenza ostetrica e pediatrico/neonatologica, definiti dall’ Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010”.

“Partorire in condizioni in cui i requisiti essenziali non ci sono, – fanno sapere dall’Asrem – rappresenta un rischio per le donne ed i bambini e di questo la popolazione deve prendere coscienza”.

Se nessuno, a partire dal prossimo 1° luglio, potrà più partorire al San Timoteo, nel medesimo nosocomio, si affrettano a spiegare dall’Asrem, è  già  operativo il percorso di accompagnamento alla  nascita, per il quale è stato  disposto il  potenziamento delle funzioni ambulatoriali di visita, ecografia e diagnostica pre-natale, monitoraggio pre-parto e  controlli  post partum.

Nel medesimo presidio ospedaliero di Termoli, inoltre, continueranno ad essere garantite 24 ore su 24 al Pronto Soccorso le consulenze urgenti per personale ostetrico che, sulla base della situazione clinica, assicurerà il  trasferimento assistito verso il punto nascita appropriato  nell’ambito della rete  aziendale  integrata materno-infantile.

Rimarrà attivo e completamente operativo il reparto Pediatria, al fine di assicurare 24 ore su 24, le consulenze urgenti presso il Pronto Soccorso nonché l’assistenza in regime di ricovero ai pazienti in età pediatrica.

“Sempre nell’ottica di garantire la sicurezza delle cure, – fanno sapere ancora dall’Asrem – è stato previsto un costante monitoraggio del percorso clinico organizzativo così articolato e predisposti meccanismi di controllo dei rischi nonché un insieme di accorgimenti preventivi idonei a contenere i disguidi nella fase di adattamento della nuova articolazione organizzativa”.

Intanto, la notizia del provvedimento ha fatto levare voci di dissenso. Dalla parte della decisione dei Commissari imposta da Roma c’è il parlamentare del M5S, Antonio Federico. Dalla parte opposta le parlamentari di Forza Italia, Tartaglione e Leu, Occhionero e diversi esponenti regionali e sindaci del Basso Molise intenzionati a relazionarsi direttamente con il ministro Grillo.

Proteste anche da parte dei cittadini che attraverso il tam tam dei social hanno promosso per lunedì un sit in dinanzi al San Timoteo.

 

Redazione

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