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“Caro Matteo ora ti spiego cosa impedisce ai giovani di avere sogni petalosi”. Dall’Accademia della Crusca alla storia di Sergio Micatrotta

Il governatore Frattura e Sergio Micatrotta
Il governatore Frattura e Sergio Micatrotta

Caro Matteo,

vorrei che leggessi questa lettera a 18 anni, anche se pure a quell’età ti auguro di non comprenderne bene il senso.

Oggi sei diventato famoso. Tutti i giornali parlano di te. La tua è una storia bella, da raccontare. Una storia che fa gola ai giornalisti. Una vicenda che in qualche modo riesce ad edulcorare la realtà delle brutte notizie, che fanno più “notizia” di quelle belle.

La tua storia è stata possibile perché hai trovato un’insegnante che ha creduto nella bellezza dei sogni e anche in quello di un semplice errore di un bambino. Ci ha creduto così tanto da prendere addirittura carta e penna e scomodare la prestigiosa Accademia della Crusca. Ecco la tua è una bellissima storia e vorrei tanto che nel mondo ci fossero più persone come la tua insegnante. Ma ti scrivo questa lettera semplicemente per dirti che non sarà sempre così.

E non sarà così quando ti scontrerai con il mondo del lavoro legato a doppio filo con quello della politica: troppo sordo alle richieste dei giovani, poco pronto a scommettere sugli errori in quanto risorse.

A quel gesto pratico di impugnare carta e penna vedrai sostituirsi, nel migliore dei casi, un’alzata di spalle, un “ne parleremo”. Nei peggiori una porta in faccia, un appuntamento saltato, nei più tremendi  l’impossibilità di poter realizzare tue aspirazioni.

Non sono così disfattista da volerti intenzionalmente provocare un “trauma” o, cercare di installare nelle tue speranze da fanciullo il disincanto di un mondo che bello non è.

Il mio intento è solo quello di metterti in guardia, affinché tu possa fortificare le tue spalle quando una risposta ben più importante di una questione linguistica, non ti sarà fornita.

Ora ti racconto io una storia sperando che dentro essa tu possa trovare il senso alle mie parole.

Un giovane di Campobasso, una città del Molise che non fa nemmeno 50mila abitanti, ha fatto per 36 ore consecutive lo sciopero della sete e della fame. Motivo? La mancanza di risposte da parte della classe politica regionale in materia di lavoro.

Il giovane, ex pasticciere, ha anche dormito davanti al palazzo della Regione e la sua protesta era finalizzata a mandare a casa una classe politica che ha trascorso il Natale intascando dagli 11 ai 16 mila euro, fregandosene poco o nulla di chi, tornando a casa doveva, invece, trovare le parole giuste per poter dire ai propri figli di aver perso la propria occupazione.

Sergio, il nome del ragazzo, è stato solo in questa battaglia. Qui da noi, in questo piccolo lembo di terra chiamato Molise, i pochi giovani che sono rimasti senza decidere di andare all’estero, hanno perso anche la voglia e l’entusiasmo di protestare.

Il ragazzo, durante la sua azione antiviolenta, ha anche incontrato il presidente della Regione e il sindaco della città. Ottenendo dal primo una pacca sulla spalla, dal secondo un appuntamento per parlare di un suo progetto.

Non sappiamo questa iniziativa che risultati porterà al ‘singolo’ Sergio. L’unica cosa di cui al momento siamo certi è che questa protesta non ha smosso le coscienze degli inquilini di palazzo, i quali dietro a quella voce non hanno saputo cogliere il grido disperato di una generazione.

Quelle coscienze non si sono mosse ora, non lo faranno in seguito. Sai perché Matteo? Semplicemente perché nessuno degli “inquilini” ha la sensibilità della tua insegnante. Nessuno crede davvero nella bellezza dei sogni dei giovani.

Caro Matteo spero davvero che quando avrai 18 anni le cose saranno cambiate e tu possa sempre trovare qualcuno pronto a sacrificarsi affinché tu esprima la tua idea o concretizzi i tuoi valori ed ideali.

Per il momento qui non è  così, ma la tua storia ci ha scaldato lo stesso il cuore, anche se per un breve effimero attimo.

Con affetto Fabiana

Redazione

CBlive

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