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Cronache marziane / In Molise non si sparano botti, ma continua la pratica di sparare parole a caso

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Corso Vittorio Emanuele a Campobasso

CRISTINA SALVATORE

Il Molise non ha registrato neanche un ferito a causa dei botti di Capodanno 2017. Possiamo, quindi, vantare un primato che ci differenzia dai primati: viviamo in una piccola regione che ha saputo festeggiare in maniera garbata e composta l’arrivo del nuovo anno.

Un traguardo sopra ogni aspettativa, un indice di civiltà che supera la grettezza di questi tempi. In Molise non è saltato neanche un durone sopra l’alluce valgo, neanche un callo da scrittore, un occhio di pernice. Abbiamo mantenuto intatte le falangi perché riconosciamo da sempre il profondo valore di un dito medio mostrato al prossimo con cura, di un indice o un mignolo utili per insinuarsi tra le narici durante la sosta al semaforo, per esempio.

Eppure, come spesso accade, qualcuno ha avuto da ridire sull’ordinanza sindacale che, nei luoghi pubblici a Campobasso e solo in alcune ore, ha vietato l’utilizzo di botti e fuochi pirotecnici.

Le frasi più gettonate per esternare il dissenso sono state “Capodanno senza spari non è Capodanno”; “quella dei botti è una tradizione”; “vogliono assecondare gli immigrati”.

1) “Capodanno senza spari non è Capodanno”. E’ evidente che chi ha portato all’attenzione pubblica un’affermazione simile, l’ordinanza non l’ha guardata neanche di sfuggita, così come le rampe per i disabili quando si cerca parcheggio. “Divieto nei luoghi pubblici e in alcune ore” significa che è possibile far scoppiare un simpaticissimo raudo in tutti quei luoghi lontani dai centri abitati, perché così come accade con il divieto di fumare al chiuso o con l’obbligo di portare il cane a spasso con il guinzaglio, non si capisce perché chi non ha il piacere di spaventarsi senza motivo,  sentendo un’esplosione assordante all’improvviso è costretto a sopportare un roboante frastuono per il volere altrui.

2) “Quella dei botti è una tradizione”. Bene, a questo punto bisognerebbe anche piantarla con questa storia di dover difendere un’usanza incivile solo perché contemplata dalla “tradizione”. In alcuni paesi è consuetudine  anche tirare piatti e tazzine contro le porte di vicini e famigliari; saltare dentro un lago ghiacciato con dei tronchi d’albero;  passare la notte al cimitero per rimanere in compagnia dei defunti;  distruggere della carta in piccoli pezzi e gettarli dalla finestra;  lanciare l’immondizia fuori casa; spingere elettrodomestici usati dal balcone.  Cos’è, siccome è tradizione siamo totalmente svincolati dal rispetto delle regole del vivere civile e abbiamo il permesso straordinario di poter far precipitare un water di ceramica sul pianerottolo del condomino moroso che ci sta sulle scatole? Fantastico. Abbiamo tradizioni che ci permettono di regredire, di tornare ignoranti trogloditi rozzi, e non ne vogliamo approfittare?

3) “Vogliono assecondare gli immigrati”. Questa qui c’ho messo un pochino a capirla bene, perché mi pareva appropriata come una fava nel piatto per pranzo.  Allora, secondo le menti geniali che hanno partorito l’associazione tra divieto di sparare botti e rispetto per i migranti, ci sarebbe un complotto ardito per destabilizzare la tradizione cattolica a favore delle culture e delle religioni di altri popoli. Ora, di grazia, io non ricordo di aver mai letto in un libro di chiesa  episodi in cui, quando il Signore compiva un miracolo, o in occasione del suo compleanno, tutti gli apostoli con la complicità della Madonna, di Maria Maddalena e dell’Arcangelo Gabriele, si cimentavano in lanci di “raudi cipolla” e “palloni di Maradona” in giro per le sacre terre. Mi risulta addirittura che i re Magi, per festeggiare la nascita di Cristo, portassero in dono oro, incenso e mirra, non mini ciccioli, polvere da sparo e tric-trac.

In conclusione, nessuno ha vietato a nessuno di festeggiare il Natale o l’arrivo del nuovo anno con brindisi, feste, balli, regali, cene e auguri per strada.

La tradizione sembra tutt’oggi abbastanza tutelata e in perfetto stile cristiano. Ma se ogni tanto si pensasse che con forti rumori, tutti insieme e in luoghi pubblici, la probabilità che più di qualcuno possa  aver fastidio, paura e talvolta anche ansia, sia concreta… ecco, magari arriveremmo a capire il senso di un’ordinanza tanto civile quanto diffusa e rispettosa del prossimo nostro. Amen.

Redazione

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